9 maggio 2020 – Festa dell’Europa ai tempi del Covid19

Il giorno della Festa dell’Europa del 2020 ci vede tutti impegnati a fronteggiare la pandemia Covid-19 che ci ha impedito di realizzare le manifestazioni annuali durante le quali si promuove la conoscenza dell’Unione europea e delle sue azioni e si riflette sulle sue ulteriori potenzialità.
L’Europa, per far fronte alle emergenze della che stiamo vivendo, ha già posto in essere una serie di misure e norme, approvate in tempi molto rapidi, probabilmente un tempo impensabili.

Fra le misure che potranno essere attivate rientrano anche quelle dei Fondi Strutturali e fra questi del Fondo Sociale Europeo, grazie alle modifiche apportate ai relativi Regolamenti europei. Sono allo studio le azioni che potranno essere messe in campo per aumentare la sicurezza sanitaria e rilanciare l’economia, il disagio sociale e l’occupazione.

I messaggi dei Presidenti del Parlamento europeo David Maria Sassoli, del Consiglio europeo Charles Michel e della Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, nonché del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella offrono un’ampia visione di questo momento storico che cade a 70 anni dalla dichiarazione di Schuman sull’Europa ed a 75 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale.

Di seguito riportiamo i messaggi ripresi dai siti istituzionali della Commissione europea e della Presidenza della Repubblica:
L’Europa deve uscire più forte da questa crisi (editoriale comune dal Presidente Sassoli, dal Presidente Michel e della Presidente von der Leyen) – Bruxelles, 9 maggio 2020

Nel 1950 l’Europa si trovava in una situazione di crisi, fisicamente ed economicamente devastata dagli effetti della Seconda guerra mondiale, e sul piano politico alla ricerca di una via per impedire il ripetersi degli orrori della guerra. In questo periodo buio, il 9 maggio il ministro degli Esteri francese Robert Schuman presentò il suo piano inteso a permettere all’Europa di raggiungere questo obiettivo, proponendo la creazione di istituzioni comuni per far sì che la guerra diventasse non solo impensabile ma anche materialmente impossibile. Le sue parole hanno cambiato il corso della storia e hanno posto le basi su cui la sua generazione e le generazioni successive hanno costruito l’Unione europea che conosciamo oggi.
Il 70° anniversario della dichiarazione Schuman ricorre in un altro periodo di crisi per l’Europa. Negli ultimi mesi, nell’intero continente oltre 100 000 persone sono decedute a causa del coronavirus.
Centinaia di milioni di persone hanno subito restrizioni senza precedenti nella vita quotidiana, intese a limitare la diffusione del virus.
In qualità di presidenti delle tre principali istituzioni dell’UE, rivolgiamo oggi il nostro pensiero innanzitutto alle persone che hanno perso i loro cari. Esprimiamo la nostra gratitudine ai lavoratori essenziali che hanno continuato a lavorare durante la crisi, agli operatori in prima linea negli ospedali e nelle case di cura per anziani, che lottano per salvare vite umane, ma anche agli autisti addetti alle consegne, ai commessi nei negozi, agli agenti di polizia, e a tutti coloro i quali lavorano per assicurare il normale proseguimento della vita quotidiana.
Siamo grati anche ai cittadini europei per lo spirito di solidarietà e il senso civico che hanno dimostrato. Milioni di volontari si sono resi disponibili per prestare aiuto in ogni modo possibile durante la crisi, consegnando la spesa a vicini di casa anziani, cucendo mascherine, o ancora raccogliendo denaro per le persone bisognose. L’Europa mostra il suo lato migliore quando dà prova di vicinanza e solidarietà.
L’Europa ha agito con coraggio per garantire il funzionamento del mercato unico, rendendo possibile la consegna di forniture mediche a medici e infermieri che ne avevano bisogno, l’arrivo di ventilatori dove potevano salvare vite umane, nonché la fornitura di prodotti alimentari e altre merci essenziali affinché gli europei li potessero trovare nei negozi.
Abbiamo preso decisioni senza precedenti per garantire che i governi nazionali avessero la capacità di bilancio necessaria per affrontare immediatamente la crisi. Abbiamo trasformato il meccanismo europeo di stabilità in uno strumento di lotta alla Covid-19. Abbiamo messo a disposizione 100 miliardi di euro per salvare posti di lavoro, sostenendo i regimi nazionali di riduzione dell’orario lavorativo. La Banca centrale europea ha fornito un sostegno senza precedenti per garantire la continuità del credito a privati e imprese.
Dobbiamo tuttavia fare molto di più. Mentre i nostri Stati membri stanno cominciando ad allentare gradualmente le misure di blocco e le restrizioni, la priorità assoluta deve rimanere quella di salvare vite umane e di proteggere le persone più vulnerabili nelle nostre società. Dobbiamo continuare a fare tutto il possibile per sostenere la ricerca su un vaccino contro il coronavirus. Il successo della Conferenza dei donatori per la risposta globale al coronavirus, tenutasi il 4 maggio scorso, che ha raccolto 7,4 miliardi di euro e ha riunito le organizzazioni sanitarie mondiali affinché collaborino nella ricerca su vaccini, terapie e strumenti diagnostici, dimostra che il mondo è in grado di allearsi rapidamente per far fronte a una causa comune. Dobbiamo sostenere questa mobilitazione e far sì che il mondo rimanga unito di fronte al coronavirus. L’Europa può svolgere un ruolo decisivo a tal fine.
Allo stesso tempo, tutti gli Stati membri devono poter disporre del margine di bilancio necessario per affrontare l’emergenza medica in corso.
E dobbiamo prepararci per la ripresa. Dopo aver temuto per la loro vita, molti europei temono ora per il loro lavoro. Dobbiamo riavviare il motore dell’economia europea. Ricordiamoci dello spirito di Robert Schuman e dei suoi omologhi: inventivo, audace, pragmatico. Hanno dimostrato che per superare i momenti di crisi occorre pensare la politica in modo nuovo e rompere con il passato. Dobbiamo fare così anche noi e riconoscere che per sostenere la ripresa ci sarà bisogno di nuove idee e di nuovi strumenti, e ammettere che l’Europa che uscirà da questa crisi non potrà più essere e non sarà la stessa.
Innanzitutto dobbiamo fare di più per migliorare l’esistenza dei più poveri e dei più vulnerabili nelle nostre società. Erano troppe in Europa le persone che, ancor prima che questa crisi cominciasse, lottavano per arrivare alla fine del mese. Oggi, a milioni di altre persone che hanno perso il loro lavoro o la loro impresa si prospetta un futuro incerto. I giovani e le donne sono stati colpiti in modo particolare e hanno bisogno di un sostegno concreto e determinato. L’Europa deve dar prova di coraggio e fare tutto ciò che serve per proteggere le vite e i mezzi di sussistenza, in particolare nelle aree maggiormente colpite dalla crisi.
La nostra Unione deve anche essere sana e sostenibile. Una lezione che dobbiamo trarre da questa crisi è che è importante ascoltare i pareri scientifici e agire prima che sia troppo tardi. Non possiamo rimandare la lotta al cambiamento climatico e dobbiamo costruire la nostra ripresa sul Green Deal europeo.
E dobbiamo essere più vicini ai cittadini, rendendo la nostra Unione più trasparente e più democratica. La Conferenza sul futuro dell’Europa, il cui avvio era previsto per oggi e che è stata ritardata solo a causa della pandemia, sarà essenziale per sviluppare queste idee.
Viviamo un momento di fragilità temporanea e solo un’Unione europea forte potrà proteggere il nostro patrimonio comune e le economie dei nostri Stati membri.
Ieri abbiamo commemorato il 75° anniversario della fine della Seconda guerra mondiale. Dobbiamo sempre ricordarci degli orrori e della barbarie della guerra, e dei sacrifici fatti per porvi fine. Oggi riflettiamo su ciò che è successo dopo. Ricordiamoci della generazione degli anni ’50, che pensava che sulle rovine della guerra si potessero costruire un’Europa e un mondo migliori, cosa che poi ha fatto. Se impariamo queste lezioni, se rimaniamo uniti nella solidarietà e con i nostri valori, allora l’Europa potrà emergere anche questa volta dalla crisi, più forte di prima.

Dichiarazione del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – Roma 9 maggio 2020
“Il 9 maggio 1950, Robert Schuman, uno dei padri dell’Europa, in una dichiarazione divenuta celebre, immaginava un continente unito sul piano economico e – in prospettiva – sul piano politico, per superare la pesante eredità della guerra e come punto di partenza di un ambizioso processo di integrazione fra Paesi.
Il cammino dell’Unione europea è passato attraverso fasi di fiducia e periodi di difficoltà, ma non venendo mai meno alla sua fondamentale promessa di pace, stabilità e prosperità per i popoli europei.
La visione di una generazione di intellettuali e uomini politici che per il bene comune della famiglia europea seppe superare divisioni antiche ci deve sostenere anche nelle attuali difficili circostanze.
Ci troviamo di fronte a una sfida che non ha precedenti per ampiezza e profondità, e dobbiamo saper dare risposte all’altezza di quella lungimiranza che, ancor oggi, rappresenta il patrimonio più prezioso che i Padri fondatori ci hanno lasciato in eredità.
Non è in gioco soltanto la risposta alla crisi epidemica, ma si tratta di un banco di prova fondamentale per il futuro dei nostri popoli e per la stessa stabilità del continente.
Il progetto europeo ha saputo dimostrare l’elasticità e la resilienza necessarie a propiziare fondamentali e positivi cambiamenti. È ora la volta, ineludibile, del rafforzamento della solidarietà politica dell’Unione.
Solo più Europa permetterà di affrontare in modo più efficace la pandemia – sfida di dimensioni realmente globali – sul piano della ricerca e della assunzione di misure per la difesa della salute e sul piano della ripresa economica e sociale. Saremmo tutti più in difficoltà se non potessimo disporre di quella necessaria rete di condivisione che lega i nostri popoli attraverso le istituzioni comuni.
Avvertiamo tutti la responsabilità di unirci nel sostegno alle vigorose misure di risposta alla crisi e alle sue conseguenze. Alle misure già decise e a quelle ancora da assumere.
Il cammino europeo ha prodotto enormi progressi, in questi settant’anni, verso quella “fusione di interessi necessari all’instaurazione di una comunità economica” immaginata da Schuman.
Ora l’emergenza in corso non fa che confermare l’urgenza di rispondere alle istanze di cambiamento espresse dai cittadini europei, per sviluppare ancora di più il “fermento di una comunità più profonda. Tessere le fila del nostro destino comune è un dovere al quale non possiamo sottrarci”.

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